Caduto nell'adempimento del Dovere

Ardito Savino

Maresciallo 1^ Classe

di Pubblica Sicurezza

Questura di Fiume

3 Maggio 1945

58 Anni


 

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I Caduti che oggi Ricordiamo

 

Ufficialmente disperso dal  3 Maggio, data dell’ingresso dei partigiani jugoslavi a Fiume. Probabilmente venne catturato come molti suoi colleghi quando si presentò in Questura quello stesso giorno.

Dopo l’invasione della Jugoslavia avvenuta nell’aprile 1941, la città di Fiume, etnicamente a maggioranza italiana ed annessa al Regno d’Italia dal 1924, era diventata una delle principali retrovie del fronte, come sede di comandi militari e di importanti industrie belliche e quindi obiettivo di attacchi aerei da parte degli Alleati e di incursioni dei partigiani jugoslavi.

A partire dall’8 Settembre 1943 e dalla dissoluzione delle Forze Armate Italiane i combattimenti e le incursioni  nei pressi della città aumentarono considerevolmente  con centinaia di vittime tra i contendenti e la popolazione civile.

Molti appartenenti alla Polizia di Fiume cercarono di frapporsi tra i contendenti per proteggere la popolazione, come fece il commissario Giovanni Palatucci, Questore Reggente della città che protesse migliaia di ebrei e profughi civili, in accordo con i propri collaboratori e probabilmente con la Resistenza italiana di Fiume, e per questo venne arrestato dai tedeschi e deportato in Germania dove morì di stenti nel campo di prigionia di Dachau.

Nel marzo 1945 le truppe partigiane jugoslave lanciarono una grande offensiva verso Trieste e Fiume, nella quale fecero ingresso il 3 Maggio dello stesso anno. Gli agenti della Questura per la maggior parte  rimasero al loro posto, ritenendo di non essersi compromessi con gli occupanti tedeschi e di essersi limitati a difendere la popolazione civile. Molti degli agenti si presentarono quindi regolarmente in servizio in Questura, a quel tempo ubicata in Piazza Roma, ma qui vennero arrestati dagli uomini dell’OZNA, il servizio segreto jugoslavo. Molti vennero fucilati nei giorni successivi nel campo di Grobnico o gettati in mare o nelle foibe carsiche fuori della città, altri ancora vennero deportati all’interno della Jugoslavia dove la maggior parte morì di stenti, maltrattamenti e malattie nei campi di prigionia.

Come nel resto della Venezia Giulia e della Dalmazia la repressione a Fiume si estese a tutti gli italiani della città, coinvolgendo oltre agli uomini delle Forze dell’Ordine e ai militari italiani anche gli esponenti della Resistenza antifascista  italiana e gli autonomisti fiumani.

La repressione segnò la fine di Fiume italiana.

Fonte: “Albo d’Oro- La Venezia Giulia e la Dalmazia nell’ultimo conflitto mondiale” di Luigi Papo de Montona edito a cura dell’Unione degli Istriani , Trieste 1989; “Infoibati” di Guido Rumici , ed Mursia 2001

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