Caduto nell'adempimento del Dovere
De Cerce Alberto |
Guardia |
di Pubblica Sicurezza |
Questura di Zara |
8 Novembre 1944 |
29 Anni |
I Caduti che oggi Ricordiamo
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Venne fucilato l’8 Novembre dai partigiani jugoslavi sull’isola di Ugliano , nell’arcipelago delle Isole Incoronate di fronte a Zara, insieme alla maggior parte degli agenti appartenenti alla Questura. Dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943 e la dissoluzione delle Forze Armate italiane gli agenti della Questura e del Battaglione Mobile di Polizia di Zara ( per un totale di circa 300 uomini) rimasero al loro posto sino all’autunno-inverno del 1943-44 quando Zara venne sottoposta ad intensi bombardamenti ( secondo alcuni storici ingiustificati dal punto di vista militare) da parte degli Alleati che causarono la morte di migliaia di civili e che distrussero la città. Dopo i bombardamenti anche i vertici della Questura abbandonarono Zara insieme a buona parte degli agenti. Solo poco più di una ventina di poliziotti rimasero al loro posto, ponendosi a disposizione del Prefetto di Zara, Vincenzo Serrentino. Gli agenti rimasti soccorsero gli sfollati ed i senzatetto e cercarono di opporsi al saccheggio della città da parte degli abitanti delle isole vicine. Nel corso del 1944 gli agenti della Polizia di Zara ( i quali avevano organizzato alla periferia della città le nuove sedi di Questura e Prefettura) nonostante il loro esiguo numero si trovarono a difendere l’italianità di Zara dalle sopraffazioni tedesche, dalle infiltrazioni degli ustascia ( i filonazisti croati) che vennero scacciati da Zara armi in pugno dagli agenti di Polizia nel luglio 1944 e dagli attacchi dei partigiani jugoslavi. Nell’agosto 1944 i poliziotti di Zara vennero arrestati dai nazisti con l’accusa di avere fornito armi ai partigiani jugoslavi. Gli agenti vennero liberati solo grazie all’interessamento del Prefetto Serrentino ma i tedeschi derubarono loro delle armi e delle munizioni, degli automezzi e addirittura degli oggetti corpo di reato depositati presso la Questura . Quando alla fine dell’ottobre 1944 i tedeschi abbandonarono Zara, i Carabinieri, i quali avevano organizzato la Resistenza italiana in città ed avevano collaborato con i partigiani jugoslavi chiesero a questi ultimi di entrare in città per salvaguardare insieme alle Forze dell’Ordine italiane la sicurezza cittadina, ma quando gli jugoslavi entrarono a Zara arrestarono tutti gli appartenenti all’amministrazione statale italiana, compresi i Carabinieri e gli agenti di Polizia. Questi ultimi, insieme a 20-30 prigionieri civili italiani, vennero trasportati all’isola di Ugliano e qui furono quasi tutti massacrati dai partigiani jugoslavi, tranne uno, la guardia di pubblica sicurezza Alessandro Bertini che riuscì a salvarsi gettandosi in mare, approfittando del tentativo di ribellione della guardia Luigi Nigro. La strage segnò la fine della italianità di Zara. La guardia Alessandro Bertini e un altro poliziotto, la guardia Francesco Ragaglia ( il quale, arrestato dai nazisti in agosto era evaso temendo di essere deportato in Germania e dopo la ritirata tedesca non si era consegnato agli jugoslavi) sono gli unici due superstiti noti della Questura di Zara. Fonti: “DALMAZIA UNA CRONACA PER LA STORIA (1943-1944)” di Oddone Talpo , edito a cura dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, Roma 1994; “ALBO D’ORO LA VENEZIA GIULIA E LA DALMAZIA NELL’ULTIMO CONFLITTO MONDIALE” di Luigi Papo de Montona , edito a cura dell’Unione degli Istriani, Trieste 1989 Si ringrazia per la collaborazione la Lega Nazionale di Trieste Si ringrazia inoltre l'Ufficio Storico della POLIZIA DI STATO per la gentile Collaborazione. |
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