Antonio Ammaturo nacque a
Contrada (Av) l’11/1/1925, frequentò le scuole d’obbligo nel suo paese e
gli studi liceali in Avellino dove conseguì la maturità iscrivendosi poi
alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Ateneo “Federico II”, di Napoli
dove conseguì la laurea il 14/07/1951. Vinse il concorso in Magistratura
ed in Polizia ma la sua passione per la Polizia lo portò ad optare per
quest’ultima carriera dove entrò come funzionario nel 1955. Dopo aver
frequentato la Scuola di Polizia a Roma, per la sua ottima conoscenza
della lingua tedesca, fu assegnato alla Questura di Bolzano. La sua
carriera si snodò attraverso la direzione di vari commissariati. Prestò
servizio presso la Questura di Avellino, dove fu l’artefice dell’arresto
dell’assasino di un carabiniere;a Benevento,a Potenza, dove inflisse un
duro colpo al racket nascente della prostituzione. Da lì viene spostato
a Napoli dove fece esperienza in tutti i commissariati di zona: Vomero,
Fuorigrotta, Torre del Greco, Capri, Torre Annunziata. L’esperienza più
importante fu quella di Giugliano, un commissariato nella provincia nord
di Napoli che Ammaturo diresse per otto anni , distinguendosi per la
lotta alla delinquenza comune e alla camorra. È il 1964 ; quella è una
brutta zona comandata da un boss della camorra che si chiama Alfredo
Maisto. Il dott. Ammaturo racconterà che appena insediatosi in
commissariato incontrò il boss in un motel. Alfredo Maisto sostenne di
essere un perseguitato della polizia, e che le voci sul suo conto erano
solo dicerie; sostenne di essere una brava persona, e a riprova di
questo gli mostrò alcune foto che lo ritraevano in compagnia di uomini
politici ad un Congresso della Democrazia Cristiana. Il Dott. Ammaturo
non si lasciò impressionare, prese in mano il commissariato, approfondì
le indagini e mandò in galera il boss Maisto. L’arresto diede fastidio
ad alcuni personaggi, e per questo poco dopo Ammaturo venne trasferito
in Clabria, dove continuò imperterrito la sua lotta al crimine
organizzato distinguendosi sempre brillantemente per la lotta alla
‘ndrangheta calabrese, al banditismo . A Gioia Tauro arrestò in una sola
notte sei latitanti in una battuta in Aspromonte. A Siderno sequestrò un
quantitativo enorme di sigarette di contrabbando nascosto in un
cimitero. In un solo anno, il 1973 venne promosso tre volte:
vicequestore aggiunto, Vice Questore, Primo dirigente. Fu trasferito
presso la Questura di Frosinone e diresse il Commissariato di Cassino
prodigandosi sempre per estirpare i primi fermenti eversivi che
cominciavano a serpeggiare nel grande stabilimento Fiat.
Nonostante i successi sul campo ed i riconoscimenti restò sempre il
Dottore, un poliziotto sul campo, anche quando tornò a Napoli,
finalmente, il primo dicembre 1976. Gli venne affidata prima la
direzione del Commissariato Mercato e poi di quello di Montecalvario,
incarichi che assolse sovraintendendo all’ordine pubblico della città.
Il periodo del dopo terremoto fu di grande e particolare impegno perché
la città ribolliva di fermenti e di malcontento e si susseguivano cortei
di protesta dei terremotati, dei senza tetto, dei disoccupati. Il cinque
settembre 1981, per le sue alte capacità, fu scelto come dirigente della
squadra mobile di Napoli «L’uomo giusto al posto giusto» come disse il
Questore. Anche a Napoli il Dottore continuò a lavorare duramente. Non
si occupò di politica, ma si o di criminalità comune ed organizzata; se
fece servizio di ordine pubblico fu solo raramente e per dovere, ma
sempre mantenendo una certa moderazione, come sostenne lo stesso Sindaco
comunista di Napoli Maurizio Valenzi. Tra i funzionari di polizia fu uno
dei più equilibrati, non era un massacratore di proletari . Quando venne
ucciso dopo 27 anni di carriera e gli fanno i funerali, dietro la sua
bara erano presenti anche alcuni delinquenti comuni di Forcella, che
Ammaturo aveva arrestato e che pur riconoscendone la durezza non
potettero far a meno di elogiarne la sua umanità. A Raffaele Cutolo
però Ammaturo non piaceva, perché troppo bravo e perché fu autore di
alcuni “sgarri” nei suoi confronti, l’ultimo poco prima di essere
ucciso, proprio sul territorio del boss, ad Ottaviano. Ad Ottaviano
Cutolo aveva un castello, e proprio lì Ammaturo guidò un’irruzione che
sorprese un meeting tra camorristi e che si concluse con l’arresto del
figlio del boss Roberto Cutolo. Non solo. Il dott. Ammaturo si era
permesso di offendere Don Raffaele. In un’intervista a Paese Sera aveva
chiamato Cutolo un cialtrone. Aveva detto “ E’ completamente artefatto;
ogni parola che dice risuona subdola e carica di secondi fini. La sua
fortuna è quella di aver trovato terreno fertile con i mali di questa
città”. Parole pesanti, parole che suonavano come schiaffi. E per un
uomo come Cutolo levarsi gli schiaffi da faccia equivaleva ad una
condanna a morte.Ed infatti la tragica fine del dottore non tardò ad
arrivare. L’omicidio fu rivendicato dalle Br, ma il legame esistente
con la criminalità organizzata è forte. Per capirlo bisogna indagare
sugli accadimenti che precedettero l’omicidio in questione. Bisogna fare
un passo indietro, ed arrivare sino al 27 Aprile 1981, il giorno del
rapimento Cirillo. In cambio dell’auspicata liberazione dell’Assessore
Cirillo furono promesse alla Br armi, denaro. A Cutolo fu invece
promesso il trasferimento carcerario di numerosi camorristi, un
trattamento carcerario degli stessi favorevole, perizie psichiatriche
favorevoli, tangenti sugli appalti della ricostruzione affidati a
grandi aziende nazionali, la possibilità di intervenire in questi
appalti mediante ditte subappaltatrici legate alla organizzazione
cutoliana. Non basta ci fu anche qualcosa di peggio, qualcosa di più
agghiacciante. Ci sarebbe una lista di magistrati e poliziotti che a
Cutolo non piacevano e che voleva far fuori, magari con l’aiuto e la
copertura delle Br. Ci fu un vero e proprio scambio tra camorra, NCO(
nuova camorra organizzata) di Cutolo e brigatisti. Una delle merci di
scambio fu l’eliminazione di Ammaturo. In virtù di questo accordo
Ammaturo perse la vita tragicamente, insieme al suo autista, l’agente
Pasquale Paola. Erano appena saliti sull’auto, quando una 128 sbarra
loro la strada, e i due terroristi che si trovavo fuori al bar si
avvicinarono all’automobile e cominciarono a sparare incessantemente
contro il veicolo.
Antonio Ammaturo morì il 15 luglio 1982. Gli esecutori del delitto erano
uomini delle Br, molti dei quali sono stati condannati all’ergastolo. I
mandanti veri non sono mai stati identificati. Le indagini fecero
emergere come principali indiziati Raffaele Cutolo ed alcuni politici
corrotti. Si pensa che quando fu ucciso Ammaturo stesse indagando sulla
misteriosa liberazione di Cirillo, ed avesse scoperto delle cose
eclatanti, tanto che il Dottore confessò al fratello pochi giorni prima
di morire “Sto facendo un’indagine grossa, quando salterà fuori a Napoli
ci sarà un’eclisse”. Ammaturo ha combattuto, esponendosi sempre in prima
persona contro questi fenomeni eversivi, fino all’estremo sacrificio
della sua vita, fino alla sua immatura e tragica fine. Il venti maggio
1983 nel giorno della festa della polizia di stato, in una commovente
cerimonia a Roma, gli è stata conferita la medaglia d’oro alla memoria
consegnata alla vedova signora Ermelinda Lombardi, dall’allora
presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Ammaturo era innamorato del suo paese, era la sua radice dalla quale non
si staccò mai pur costretto ad allontanarsene nel suo lungo peregrinare
per le questure d’Italia.
Il suo esempio di coraggio diventa orgoglio di una intera comunità che
intende ricordarlo alle nuove generazioni come servitore dello Stato,
dalla parte della legalità. |