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(di Giulio Quintavalli) Ci siamo conosciuti circa 8 anni fa, da allora è stato collaboratore dell’Ufficio Storico della P di S. per la Sicilia, per poi sentirlo al telefono 4 giorni prima della tragedia. Da subito in perfetta sintonia con Lui – persona garbata e di cuore - ho condiviso quel che era il Suo progetto propostomi anni fà e che finalmente a gennaio – quando ci siamo visti qui a Roma con il suo Dirigente dr GAMBUZZA – è entrato nella fase esecutiva: realizzare una Sala Storica della Polizia presso il IX Reparto. Appresa la notizia, mi sono dato da fare in Ufficio per redigere e far diramare la circolare che disponeva per tutti gli Uffici e Reparti della P. di S., di listare a lutto la Bandiera della Polizia di Stato. Domenica mattina l’ho visto in uniforme, per l’ultima volta. Fuggito dalla camera ardente la commozione mi impediva di firmare l’Albo delle presenze o salutare i parenti (ora me ne pento…). Ero stordito ma desideroso di andare avanti, preso dall’ansia di fare qualcosa per Lui. Raggiunta la basilica ho provveduto, con il mio capo, a prendere misure, studiare i tempi ed i dettagli del rito funebre perché la Sua cerimonia doveva essere perfetta. Mi rimbalzava nella testa: “Filippo RACITI sono!” – la sua era una voce rauca ma imponente, schietta di un delizioso accento siculo, “Ciao Filippo!”, gli rispondevo mentalmente. Tralascio ogni particolare sulla cerimonia, commovente ma pacificatrice: il dolore unisce e, lunedì pomeriggio, la piazza era un tutt’uno con i familiari, il loro contegno ed il loro dolore. Quando un suo amico e collega, dopo aver letto il proprio (ma era il pensiero di tutti) saluto, rivolgendosi alla fila delle autorità, con il cuore gonfio ha detto: “Noi ci crediamo ancora, ma aiutateci a credere!”, la folla commossa è scrosciata in un applauso interminabile che ha fatto esplodere i megafoni e tremare il il Video Wall che univano l’interno della basilica alla città. “Questo è un giorno che non dimenticherò mai! Dopo anni di servizio, una iniezione di orgoglio, una testimonianza indimenticabile!”, ho pensato. Il giorno prima il Dirigente del Reparto mi aveva stretto la mano e, con lo sguardo proprio dei siciliani, mi aveva sparato nell’anima: “Fatti accompagnare nella sala (pensando già alla “sua” sala storica), la faremo e la intitoleremo a Lui”. Un collega nell’aprirmi la porta dell’ex poligono, mi ha detto: “Ora è pronta, liberata dalle postazioni di tiro e dalle apparecchiature, il lavoro lo aveva già iniziato Lui, era entusiasta come se fosse stata la sua casa! ”. Mentre pensavo che questo era un modo per ricordarlo per sempre, mi ripetevo: “Dio ti ringrazio di darmi l’ultima occasione per lavorare con Lui”. Grazie a Filippo, la sala potrà essere aperta a tutta la cittadinanza, che così potrà conoscere la Polizia ed i suoi uomini anche attraverso il nostro passato, esposto con foto, pannelli illustrativi, cimeli e reperti che Lui raccoglieva. La sala sarà anche un luogo della memoria, della riflessione e di incontro, a conferma che la Polizia è vicina alla gente. Credo che i Valori si intrecciano pur se attraverso percorsi invisibili, e avvicinano chi se ne lascia attrarre, saldando gli uomini per sempre in vincoli inossidabili (chiamatelo anche Spirito di Corpo…). Effettuare indagini sul nostro passato, dare nomi (e volti) ai nostri antichi Caduti, oggettivare le loro antiche (e nostre) vicende, rispettare e dare dimora alla loro memoria, ospitare il loro ricordo per noi e per le generazioni a venire (mi riferisco al Sacrario della Polizia di Stato della Scuola Superiore di Roma e ad ogni altra forma commemorativa….), è un impegno che mi rigonfia di emozioni. A questo, si aggiunge la conoscenza diretta avvenuta durante i corsi o il servizio, di alcuni di Loro, che con Filippo si acuisce di un nuovo dolore, cementato dal desiderio di portare al termine il Suo progetto. Il Sacrario è il tuo ultimo Reparto, in questo spazio c’è anche la Vostra voce. Giulio Quintavalli Giulio Quintavalli Ispettore Superiore P.di S. |