Caduto nell'adempimento del Dovere

Petri Emanuele

Sovrintendente

della Polizia di Stato

Compartimento di Arezzo
Posto Polfer di Terontola

2 Marzo 2003

48 Anni


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I Caduti che oggi Ricordiamo

 

Venne ucciso il 2 Marzo mentre, insieme ad altri due colleghi, tutti sovrintendenti, effettuava un servizio di scorta viaggiatori a bordo di un treno regionale della linea Roma-Firenze. Durante il tragitto, poco prima della Stazione Ferroviaria di Castiglione Fiorentino (AR),  Petri e gli altri agenti decisero di controllare un uomo ed una donna che viaggiavano a bordo del convoglio. Alla richiesta dei documenti Petri e gli altri due colleghi si accorsero che questi erano falsi, ma i due sospetti reagirono immediatamente. L’uomo estrasse una pistola e, puntatola al collo del Sovrintendente Petri intimò agli agenti di gettare le armi. Uno dei poliziotti  obbedì, gettando la propria pistola sotto ai sedili, distraendo la donna. Il sospetto reagì, sparando alla gola del  Sovrintendente Petri, uccidendolo sul posto e facendo fuoco contro il secondo poliziotto che, seppur gravemente ferito rispose ferendo mortalmente il sospetto. Il terzo agente riuscì a bloccare la donna dopo una breve colluttazione ed a richiedere i soccorsi, giunti alla Stazione di Castiglion Fiorentino.

Per il sovrintendente Emanuele Petri purtroppo non c’era più nulla da fare mentre il collega ferito, il Sovrintendente Fortunato Bruno, venne salvato dopo una difficile operazione chirurgica. Il sospetto morì in sala operatoria alcune ore dopo.

I due sospetti erano  terroristi delle Brigate Rosse, in clandestinità da diversi anni. La sparatoria del treno Roma-Firenze permise agli investigatori della Polizia di Stato di ricostruire la storia delle nuove Brigate Rosse e, nei mesi successivi, la cattura di tutti i membri dell’organizzazione terroristica, responsabili tra le altre cose, dell’assassinio dei consulenti del Ministero del Lavoro  Massimo D’Antona e Marco Biagi, uccisi in due distinti agguati rispettivamente nel 1999 e nel 2002. La terrorista catturata durante il conflitto a fuoco venne condannata all’ergastolo per l’assassinio del Sovrintendente Emanuele Petri e per quelli dei professori universitari D’Antona e Biagi. Gli altri membri delle Brigate Rosse, catturati in seguito,  vennero condannati all’ergastolo ed a altre  pesantissime pene detentive.

Emanuele Petri nato a Castiglion del Lago il primo febbraio del 1955,  era entrato in Polizia nell'ottobre del '73 come allievo frequentando il corso nella scuola di Trieste.

Nel maggio del '74 era stato trasferito a Roma, all'Autocentro di Polizia, poi nel '75 in quello di Firenze.

Nel '78 era arrivato alla questura di Arezzo dove era rimasto fino all'agosto del '91 anno in cui era passato al compartimento di Polizia Ferroviaria di Arezzo. In questo lungo periodo Emanuele si era sposato e aveva avuto, nel 1984, un figlio di nome Angelo che oggi ha 19 anni. Nel 1992 il sovrintendente era stato assegnato alla Polfer di Terontola.

Il Sovrintendente Emanuele Petri, sposato e padre di un figlio ( arruolatosi in Polizia dopo la morte del padre) era impegnato anche nel sociale. Il giorno della sua morte non avrebbe dovuto trovarsi in servizio, ma aveva chiesto ed ottenuto di potere essere sostituito per avere un giorno libero ed assistere un ex collega dei Carabinieri, afflitto da una gravissima malattia.

Il sovrintendente Bruno Fortunato, il poliziotto che, nonostante la gravissima ferita, era riuscito ad abbattere uno dei terroristi ed a permettere la cattura della seconda criminale, a causa della lesione subita si dimise per motivi di salute.
Traumatizzato dagli eventi del 2 marzo 2003 si tolse la vita ad Anzio (Roma) il 9 aprile 2010.

 

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