Caduto nell'adempimento del Dovere
Cozzolino Vincenzo |
Allievo Guardia |
di Pubblica Sicurezza |
Centro Addestramento alpino di Moena (Tn) |
18 Giugno 1972 |
23 Anni |
I Caduti che oggi Ricordiamo
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Morì il 18 Giugno sul monte Civetta (BL) mentre era impegnato in un addestramento di arrampicata su roccia. Frequentatore del corso di specializzazione presso la Scuola Addestramento Alpino di Moena (TN) in cui era stato preso in forza appena un mese prima, era stato autorizzato ad effettuare un'arrampicata che avrebbe portato all'apertura di una nuova “via”. Per cause rimaste sconosciute, mentre percorreva in “solitaria” la via “Torre di Babele” sul monte Civetta, il militare precipitò decedendo sul colpo. L'allievo guardia Cozzolino era un giovane e promettente arrampicatore su roccia e, nonostante la giovane età, aveva già ottenuto numerosi riconoscimenti anche a livello internazionale. Il suo esordio era avvenuto nel 1968 in Val Rosandra; fu probabilmente il primo rocciatore ad aprire vie di difficoltà pari al grado 6c/7a. Aprì vie molto impegnative quali la “Via dei fachiri” alla Cima Scottoni (aperta in invernale il 14-15 gennaio 1972), lo Spiz d'Agner nord, la Punta Chiggiato, lo Spiz d'Agner sud, la parete est della Pala di San Martino, il diedro nord del Piccolo Mangart di Coritenza, la parete nord della Coma Grande della Scala, la parete nord della Cima della Busazza, la parete nord del Piz Polena, la parete ovest della Terza Sorella del monte Sorapiss. Soprannominato “Grongo” perchè somigliante all'omonimo pesce dal mento e dalla dentatura pronunciati, dal carattere volitivo e dal carattere scontroso e timido, Cozzolino viene descritto come un uomo dal cuore d'oro che quando arrampicava trovava la sua vera dimensione. Poco avvezzo all'uso di chiodi, fu probabilmente il primo ad inaugurare la stagione delle arrampicate in fuseaux elastici e scarpe da ginnastica in un epoca in cui la divisa dello scalatore erano scarponi, braghe alla zuava e corde di canapa. Fu anche il primo a prediligere l'arrampicata in “libera” e in solitaria arrivando a ripetere in tali condizioni anche vie estremamente impegnative aperte del grande Reinhold Messner che lo ricorderà in un suo libro. Altri aneddoti lo vedevano protagonista della “dieta del fachiro” che lo fece finire addirittura in ospedale, cui alternava momenti di sovrallenamento per ottenere sempre il meglio della condizione fisica. Di lui ci restano oggi poche foto e altrettanto pochi scritti. Fonte: rivista di alpinismo “Vertical” - n° 13/2008; Reinhold Messner - “7° grado”.
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