Caduto nell'adempimento del Dovere
Ventin Giovanni |
Maresciallo 1^ classe |
di Pubblica Sicurezza |
Questura di Gorizia |
23 dicembre 1945 |
66 Anni |
|
Fu catturato il 3 Maggio a Gorizia dai partigiani jugoslavi, e quindi deportato a Lubiana, dove venne rinchiuso nelle carceri cittadine, dalle quali venne fatto uscire intorno alle 2 del mattino del 23 Dicembre 1945. Secondo l’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione venne fucilato. Lo stesso istituto lo dà come pensionato, mentre secondo gli elenchi del Ministero dell’Interno e dell’Associazione dei Congiunti dei deportati in Jugoslavia il maresciallo Ventin era ancora in servizio, probabilmente in quanto richiamato alle armi. Prima del passaggio della Venezia Giulia all’Italia nel 1918, il maresciallo Ventin aveva prestato servizio nella Polizia austro-ungarica. Il 2 settembre 1945 a Gorizia venne arrestato un cittadino italiano che aveva cercato di incassare alcuni assegni intestati a persone deportate in Jugoslavia, tra le quali il maresciallo Ventin. Il 28 Dicembre 1948 il Tribunale decise il non luogo a procedere per sopravvenuta amnistia. Il 30 Aprile 1945 con la ritirata tedesca da Gorizia gli agenti di Polizia della Questura di Gorizia, molti dei quali collegati al C.L.N. ( Comitato di Liberazione Nazionale) ed alla Resistenza, si unirono ai Carabinieri, alla Guardia Civica di Gorizia, ai civili ed ai partigiani locali per formare delle squadre armate che avrebbero dovuto prendere il controllo della città in attesa dell’arrivo degli Alleati. Le Guardie di Pubblica Sicurezza della Questura di Gorizia protessero la città quando, in mattinata giunse la milizia jugoslava nazionalista dei cetnici, scontrandosi contro di essa. Durante i combattimenti gli agenti vennero contattati da un sottufficiale del Regio Esercito Italiano che combatteva con la Resistenza italiana, il quale consigliò loro di abbandonare la città, per evitare problemi con i partigiani jugoslavi, ormai alla periferia di Gorizia. La maggior parte delle Guardie di Pubblica Sicurezza, ritenendo di non avere colpe e di avere compiuto il proprio dovere, decise di restare al proprio posto. Furono tutti arrestati dai partigiani jugoslavi del IX Corpus nei giorni successivi e deportati. Morirono quasi tutti in prigionia. Fonte: “la Pubblica Sicurezza sul Confine Orientale 1938-1945” di Mario De Marco
|
Tutti i dati contenuti all'interno di questo sito sono di libera consultazione e citazione è comunque Obbligatoria la menzione della fonte in caso di utilizzo