Caduto nell'adempimento del Dovere

Olivieri Pasquale

Guardia SCelta

di Pubblica Sicurezza

Questura di Gorizia

18/19 Maggio 1945

38 Anni


 

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I Caduti che oggi Ricordiamo

 

Fu arrestato nei pressi  della caserma di Polizia di Via Santa Chiara a Gorizia dai partigiani jugoslavi  il 2  Maggio e quindi deportato. La guardia scelta Pasquale Olivieri era autista del prefetto di Gorizia. Qualche giorno prima dell’arrivo dei partigiani jugoslavi a Gorizia lo stesso Prefetto gli aveva suggerito di fuggire, mettendogli a disposizione anche l’auto, ma Olivieri rispose “ non ho fatto nulla, perché dovrei avere dei problemi?”.

Probabilmente morì in prigionia in Jugoslavia o immediatamente fucilato ed il suo corpo gettato in una foiba del Carso, forse alla foiba Delicame Lesnica, nella Selva di Tarnova ( oggi in Slovenia) dove tra il 18 ed il 19 Maggio  vennero gettati i corpi di molti dei poliziotti italiani arrestati a Gorizia.

Pasquale Olivieri era sposato e padre di una bambina di sei mesi.

Il 30  Aprile 1945 con la ritirata tedesca da Gorizia gli agenti di Polizia della Questura di Gorizia, molti dei quali collegati al C.L.N. ( Comitato di Liberazione Nazionale) ed alla Resistenza, si unirono ai Carabinieri, alla Guardia Civica di Gorizia, ai civili ed ai partigiani locali per formare delle squadre armate che avrebbero dovuto prendere il controllo della città in attesa dell’arrivo degli Alleati. Le Guardie di Pubblica Sicurezza della Questura di Gorizia protessero la città quando, in mattinata giunse la milizia jugoslava nazionalista dei cetnici, scontrandosi contro di essa.

Durante i combattimenti gli agenti vennero contattati da un sottufficiale del Regio Esercito Italiano che combatteva con la Resistenza italiana, il quale  consigliò loro di abbandonare la città, per evitare problemi con i partigiani jugoslavi, ormai alla periferia di Gorizia. La maggior parte delle Guardie di Pubblica Sicurezza, ritenendo di non avere colpe e di avere compiuto il proprio dovere, decise di restare al proprio posto.

Furono tutti arrestati dai partigiani jugoslavi del IX Corpus nei giorni successivi  e deportati.

 

Morirono quasi tutti in prigionia.

Fonte: “la Pubblica Sicurezza sul Confine Orientale 1938-1945” di Mario De Marco

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