Caduto nell'adempimento del Dovere

Cinerari Guerrieri Antonio

Guardia

di Pubblica Sicurezza

Questura di Gorizia

30 Aprile 1945

21 Anni


 

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I Caduti che oggi Ricordiamo

 

Morì il 30 Aprile a Gorizia nel corso dei violenti combattimenti che opposero gli agenti della Questura di Gorizia contro la milizia nazionalista jugoslava dei cetnici che stava cercando di attraversare la città per sfuggire ai partigiani del IX Corpus jugoslavo.

Il 30  Aprile 1945 con la ritirata tedesca da Gorizia gli agenti di Polizia della Questura di Gorizia, molti dei quali collegati al C.L.N. ( Comitato di Liberazione Nazionale) ed alla Resistenza, si unirono ai Carabinieri, alla Guardia Civica di Gorizia, ai civili ed ai partigiani locali per formare delle squadre armate che avrebbero dovuto prendere il controllo della città in attesa dell’arrivo degli Alleati. Le Guardie di Pubblica Sicurezza della Questura di Gorizia protessero la città quando, in mattinata giunse la milizia jugoslava nazionalista dei cetnici, scontrandosi contro di essa. I poliziotti della Questura di Gorizia difesero la cosiddetta “passerella” , un ponticello che univa le due sponde del fiume Isonzo nel quartiere goriziano di Straccis. I combattimenti furono particolarmente intensi nei pressi delle fonderie SAFOG, una posizione particolarmente strategica dalla quale si poteva controllare la “passerella” e dove gli agenti erano circa una cinquantina. La guardia Cinerari Guerrieri cadde durante la battaglia  e altri agenti rimasero feriti.

Durante i combattimenti gli agenti vennero contattati da un sottufficiale del Regio Esercito Italiano che combatteva con la Resistenza italiana, il quale  consigliò loro di abbandonare la città, per evitare problemi con i partigiani jugoslavi, ormai alla periferia di Gorizia. La maggior parte delle Guardie di Pubblica Sicurezza, ritenendo di non avere colpe e di avere compiuto il proprio dovere, decise di restare al proprio posto.

Furono tutti arrestati dai partigiani jugoslavi del IX Corpus nei giorni successivi  e deportati.

Morirono quasi tutti in prigionia.

Fonte: “la Pubblica Sicurezza sul Confine Orientale 1938-1945” di Mario De Marco

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