Caduto nell'adempimento del Dovere
Piccini Giuseppe |
Guardia |
di Pubblica Sicurezza della Polizia Repubblicana |
Polizia Ferroviaria di Novara |
24 Ottobre 1944 |
-- Anni |
I Caduti che oggi Ricordiamo
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Venne sommariamente fucilato a titolo di rappresaglia da una squadra fascista delle “brigate nere” assieme alla guardia Emilio Lavizzari il 24 ottobre. Così viene descritta la circostanza nelle cronache dell’A.N.F.I.M.: “Nel pomeriggio del 24 ottobre una squadra fascista capeggiata dai gerarchi Pasqualy e Martino (reduci dal saccheggio e dall'eccidio di Castelletto di Morno) entrarono negli uffici delle carceri di Novara si fecero consegnare tre detenuti, Ludovico Bertona, Aldo Fizzotti, il giovane ferito Giovanni Bellandi e li giustiziarono sul posto. Dalle celle vennero poi prelevati i patrioti Piccini e Lavizzari che, militi nella polizia ferroviaria, davano informazioni al CLN e alle loro Formazioni partigiane ("Matteotti" e "Rabellotti") e poi gli studenti Campagnoli ed Ama della "Matteotti". Vennero portati di notte in largo Cavour e trucidati. I corpi vennero ammonticchiati lungo il muro di cinta del Menabrea e vi rimasero, sotto la pioggia, tutta la notte; l'ordine di Pasqualy fu di non lasciare avvicinare nessuno. Nonostante ciò, nella notte, mani pietose ricomposero le salme e le ricoprirono di garofani rossi”. Gli antefatti che portarono all'assassinio di questo militare meritano di essere rapidamente riassunti. Durante la RSI nel Novarese era operativa una delle tante squadre speciali di polizia soprannominata “la Squadraccia”: era comandata dal questore ausiliario Pasqualy, longa manus del regime e storicamente descritto come autentico sadico, e gestita territorialmente dal tenente di p.s. Vincenzo Martino, altro sadico torturatore che di fatto comandava la manovalanza composta all'occorrenza da elementi delle Brigate Nere (i preferiti) o da membri della GNR o scelti tra i più esaltati anche nelle fila della Polizia Repubblicana. Il 23 ottobre a Novara la “Squadraccia” aveva catturato un partigiano, Mario Soldà, riconosciuto all'interno del ristorante “La Cupola” di via Ferrari: l'uomo era stato portato all'albergo Unione di piazza della Prefettura e qui atrocemente torturato. Alle prime luci dell'alba del 24 ottobre la “Squadraccia” si portò in provincia per una delle consuete scorribande alla caccia di partigiani: nel corso di un conflitto a fuoco con alcuni di essi la “Squadraccia” fu costretta a ritirarsi riportando 6 caduti, alcuni dei quali militi della Polizia Repubblicana, e il ferimento dello stesso Martino. La vendetta del questore ausiliario Pasqualy non si fece attendere: nel pomeriggio di quel giorno i suoi uomini assaltarono la frazione di Castelletto di Momo bruciando alcune case, la chiesa e seviziando e uccidendo 4 persone, tra le quali proprio il partigiano Soldà ivi trasportato. Non pago di tale scempio, il questore Pasqualy decise di concludere la giornata assassinando altri prigionieri politici detenuti nelle carceri del capoluogo: tra essi figurarono anche le guardie Piccini e Lavizzari. Fonte: A.N.F.I.M. Associazione nazionale famiglie italiane martiri caduti per la libertà della patria; La Stampa del 26 ottobre 1944; G. Bocca, Una repubblica partigiana: Ossola, 10 settembre – 22 ottobre 1944, ed. Il Saggiatore (1975), pag. 10 e segg.
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