I Caduti che oggi Ricordiamo
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Cadde il 9
Settembre combattendo contro le truppe tedesche nei pressi del ponte della
Magliana, insieme alle guardie P.A.I. Antonio Mollica e Antonino Zanuzzi.
La guardia Umberto Dionisi e il sottotenente Aldo De Palma, gravemente
feriti nel corso dei combattimenti, morirono rispettivamente il 19 Settembre
e il 21 Gennaio 1944.
Alle 20 dell’8 Settembre 1943 il Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio,
Presidente del Consiglio dopo la destituzione di Mussolini, annunciò la
firma dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati. Poche ore dopo il
governo, insieme alla Famiglia Reale e ai vertici militari, abbandonava Roma
senza fornire ordini precisi alle Forze Armate italiane.
Di questo vuoto di potere approfittarono le truppe tedesche per tentare di
occupare la Capitale italiana, in difesa della quale, oltre a unità regolari
del Regio Esercito si schierarono gli agenti della PAI e delle altre Forze
dell’Ordine oltre a centinaia di volontari
civili. La sera stessa dell’8 Settembre i paracadutisti dell’esercito
tedesco si attestarono di fronte al Ponte della Magliana e a Valleranobbio,
intimando ai granatieri di Sardegna, i quali si trovavano di presidio ai
posti di blocco, di lasciare il transito
libero ai soldati della Wehrmacht. Ne nacque una violenta battaglia nel
corso della quale i granatieri vennero costretti a ritirarsi. In soccorso
dei compatrioti si schierarono altre truppe del Regio
Esercito e delle Forze dell’Ordine che riuscirono a riconquistare
le posizioni perdute e che vennero mantenute sino alla tarda serata del
9 Settembre.
Durante la
notte tra il 9 e il 10 Settembre il generale Carboni, comandante delle
truppe di Roma, ordinò ai difensori del ponte della Magliana di evacuare le
proprie posizioni per ritirarsi a difesa di Porta San Paolo e della via
Ostiense. La battaglia, in seguito ad
ordini incoerenti ed insensati del generale Carboni, riesplose
nella mattinata del 10 Settembre intorno a Porta San Paolo, tenuta
dai granatieri italiani, dai reggimenti di cavalleria blindata “Montebello”
e “Genova” e da altre unità del Regio Esercito, da
centinaia di agenti della P.A.I. e di pubblica sicurezza e da molti
coraggiosi civili romani, insorti a difesa della loro città. Gli
italiani riuscirono a respingere il nemico in un’aspra battaglia costata
pesanti perdite da entrambe le parti sino al pomeriggio.
Il generale Calvi di Bergolo, nuovo comandante delle truppe di Roma, di
fronte alle preponderanti forze nemiche, fu costretto a firmare la resa di
Roma alle 16 del 10 Settembre, data che segnò l’inizio
dell’occupazione nazista di Roma, terminata il 4 Giugno 1944 con
la liberazione della Capitale da parte degli Alleati.
Il generale Giacomo Carboni, uno dei massimi responsabili del massacro di
centinaia di Soldati, Agenti e Civili che avevano valorosamente
difeso Roma tra l’8 e il 10 Settembre 1943, alla fine della guerra fu
deferito al Tribunale Militare ma venne condannato ad una pena irrisoria.
Fonte: “L’Italia della Guerra Civile” di
Indro Montanelli e Mario Cervi, “Polizia Moderna”, “Storia Illustrata”
settembre 1983
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