Caduto nell'adempimento del Dovere

Bicchieri Matteo

Agente Investigativo

 

Questura di Palermo

25 Maggio 1920

-- Anni


 

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I Caduti che oggi Ricordiamo

Fu ucciso durante i tafferugli verificatisi il 24 maggio a Palermo, fra operai e studenti. In occasione del 24 maggio gli studen­ti del fascio nazionalista avevano improvvisato una dimostrazione patriottica e, poiché alcuni studenti socialisti avevano cercato di ostacolarla, si erano verificati alcuni disordini. In seguito a ciò gli studenti socialisti, riunitisi, avevano deliberato d'organizzare, per il giorno seguente, una manifestazione di protesta, invitando tutti gli operai a parteci­parvi.

Gli operai, indotti da voci esagerate sugli incidenti del giorno prima, si erano adunati, in notevole numero, in Piazza Politeama, cantando inni, armati di randelli. Alcuni operai del cantiere navale si erano recati all'Istituto Nautico, chiedendo la sospensione delle lezioni per consentire agli alunni di partecipare alla manifestazione. Gli studenti, benché il preside avesse concesso di mettere in libertà le classi, non vollero uscire. Ciò irritò i dimostranti, che irruppero nell’istituto. Gli studenti, dopo una breve lotta, li respinsero fuori e barricarono il portone. Gli operai lanciarono allora dei sassi contro le finestre mentre, da parte loro, gli studenti risposero lanciando tegole dalle terrazze.

Il capitano marittimo Barbaro, che si trovava nel­l'Istituto, per intimorire gli operai esplose un colpo di rivoltella in aria, richiamando l'attenzione della forza pubblica, che disperse i dimostranti.

Intanto gli operai rimasti in piazza vennero istigati da uno studente socialista a formare un corteo in direzione della Ca­mera del Lavoro, al che i carabinieri, fronteg­giando la colonna e per im­pedire infiltrazioni, cercarono di arrestarla. Ne seguì una sassaiola che costrinse i carabinieri a sparare numerosi colpi in aria, riu­scendo a far retrocedere i dimostranti, che si diressero alla spicciolata verso la destinazione stabilita. Nel tafferuglio vi furono fe­riti d'ambo le parti, da sassi e da armi da fuoco. Nei pressi della Camera del lavoro l’agente investigativo Matteo Bicchieri si stava recando assieme al suo collega Cappello alle carceri per rilevare un detenuto. Mentre i due poliziotti passavano per Corso Scinà, alcuni scioperanti riconobbero l’Agente Bicchieri, lo accerchiarono e l’assalirono. Uno di essi, per cominciare, gli assestò un terribile colpo alla testa, facendolo cadere privo di sensi. Un altro, tale Giuseppe Gelardi, macchinista, lo afferrò per i capelli, trascinandolo per un tratto di via, mentre l’infelice, riavutosi, cercava inutilmente di svincolarsi, mentre il suo compagno riusciva a fuggire.

A questo punto il Bicchieri fu colpito da grosse pietre alla testa. Uno della combriccola, toltagli la rivoltella ed aizzato dai compagni, gli esplose un colpo a bruciapelo, uccidendolo e lasciandolo esanime sul selciato, mentre la folla si disperdeva precipitosamente.

Severissimi provvedimenti furono presi dall’autorità: lo studente Besti e il rag. Raimondi, che avevano istigato la folla nell’improvvisato comizio, vennero arrestati, mentre le leghe operaie proclamarono lo sciopero generale.

In seguito alle attivissime indagini della Questura, l’indomani venne tratto in arresto il responsabile del feroce assassinio, tal Lorenzo Mendola, operaio del cantiere navale, unitamente ai suoi complici.

Al povero Bicchieri furono rese solenni onoranze funebri.

Fonte: Corriere della Sera del 26 e 30 Maggio 1920

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