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COSI’ MUORE UN POLIZIOTTO

Come tanti di noi ho assistito sconvolto all’arrivo delle notizie provenienti da Parigi, sulla strage avvenuta nella redazione del settimanale satirico “Charlie Hebdo” e soprattutto ai video online.

Il primo girato dai superstiti del massacro nella redazione dello “Charlie”, rifugiati sul tetto dell’edificio che ospita la rivista. Sono scene atroci, sconvolgenti. Se non fosse per il cielo color del piombo fuso e le case vicine, dai tetti così tipicamente francesi, sembrerebbero girate ad Aleppo o Falluja. Un paio di uomini vestiti di nero in mezzo alla strada aprono il fuoco verso un bersaglio invisibile ai giornalisti superstiti ed a noi stessi, gridando “ALLAHU AKBAR!” ed altre urla di trionfo prima di risalire a bordo della loro auto.

Il secondo video è ancora più sconvolgente. E’ tremolante, ripreso probabilmente con un telefono cellulare, sicuramente da un cittadino non professionista che dal balcone di casa sta riprendendo l’orrore.

L’auto scura è ferma in mezzo ad una strada costeggiante quello che sembra un parco cittadino. Gli uomini vestiti di nero sparano verso un bersaglio davanti a loro ed avanzano continuando a sparare. Stavolta il bersaglio lo possiamo vedere. E’ un poliziotto francese, riverso su un marciapiede accanto al parco. E’ già stato ferito gravemente, ma questo agli assassini non importa. Continuano a sparare su di lui poi uno dei carnefici grida al suo complice “Vado ad ammazzarlo”. Il poliziotto è ora steso sul fianco sinistro, ma riesce a trovare la forza per implorare l’uomo che lo ucciderà “Non! C’est bon! C’est bon!         “  “No! Va bene! Va bene!” .

Sono le sue ultime parole.

Non darò certo del codardo a nessuno se non avrà il coraggio di aprire il video o di arrivare sino all'atroce fine del filmato.

Io l'ho guardato combattuto tra rabbia, orrore, shock e commozione.

Quel ragazzo in divisa morto su un marciapiede di Parigi, freddato vigliaccamente mentre già gravemente ferito chiede pietà al suo carnefice, si chiamava Ahmed Merabet. Aveva 42 anni, era sposato e faceva servizio presso il commissariato dell’11° Arrondissiment parigino. Pochi minuti prima dentro la sede della rivista insieme ai giornalisti era stato ucciso il brigadiere Franck Brinsolaro, 49 anni, sposato e padre di due figli, incaricato della scorta al direttore del settimanale. Per un pò non sono riuscito a scoprire i nomi di questi due colleghi francesi, perchè le cronache erano piene dei nomi dei giornalisti sterminati nella sede del "Charlie Habdo", le cui vite ed il cui impegno civile avevano sommerso tutto il resto delle notizie. Nello stesso video in cui viene ripresa la sua morte, Ahmed è  genericamente il “Policier tuè” “Police officer killed” “Poliziotto ucciso”. Una divisa senza volto.

Perché Franck Brinsolaro, dal cognome dal suono che fa pensare all’Italia, e Ahmed Merabet, dal nome non precisamente gallico, sono precisamente questo “la scorta di” e “le policier tuè”. Anche se Franck è morto accanto agli uomini e alle donne che doveva difendere, anche se Ahmed è stato inseguito ed ucciso con ogni probabilità perché inequivocabilmente di origine nordafricana e al servizio del popolo francese.

Eppure, se i giornalisti dello "Charlie Hebdo" in queste ore vengono definiti voci della libera informazione morti per essa e per la Democrazia, Franck e Ahmed che sono stati massacrati come loro ed insieme a loro, sono Caduti per difendere la libertà di "Charlie Hebdo" di dire la propria, per la libertà di ciascuno di noi, per la Democrazia, come sono pronti a fare tutti i Poliziotti dell'Occidente.

Perchè il poliziotto che muore in questo video non è morto solo per i Cittadini francesi.

E' morto anche per te, non dimenticarlo mai.

Per la redazione di Cadutipolizia Fabrizio Gregorutti