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SICUT NOX
SILENTES
Il 17 ottobre ricorre il decimo anniversario dell'assassinio dell'Ispettore della Polizia di Stato Samuele Donatoni, caposquadra dei N.O.C.S.. Sono passati dieci anni ma il suo ricordo è ancora vivo tra la gente: è il riscontro più bello per quanto ha dato senza riserve quest'uomo. Il Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza è il lato meno conosciuto e probabilmente più misterioso della nostra grande "famiglia": è composto da Operatori di altissima efficienza e professionalità, addestrati secondo i più rigidi standard operativi ad affrontare l'inaffrontabile, a gestire l'ingestibile e - soprattutto - a risolvere l'irrisolvibile. E' gente che sa usare con la massima precisione ogni tipo di arma al pari delle principali tecniche di combattimento; si arrampica ovunque, è esperta di paracadutismo, subacquea, sa pilotare ogni tipo di mezzo terrestre, aereo, marino. E non ha paura di niente. Neanche della morte. La vita di un N.O.C.S. è interamente dedicata all'Amministrazione. Pochi gli spazi per la famiglia, tra un addestramento e l'altro e spesso tra una missione e l'altra. Il tutto sotto il più rigido riserbo: nessuno li conosce, neanche i colleghi di altri settori che pure dalla mole possono intuire la loro specialità. Il loro stesso motto, Sicut nox silentes, la dice lunga sul tipo di vita che fanno. O di non-vita, a seconda dei punti di vista. I familiari medesimi sono tenuti all'oscuro delle attività istituzionali: si abituano a veder partire il proprio figlio, marito, fidanzato senza una parola, sapendo di non dover chiedere. Perchè dai N.O.C.S. può dipendere la salvezza di tanta gente, delle nostre stesse Istituzioni. Già, perchè negli anni di piombo furono loro a contribuire in modo determinante alla stabilità della nostra democrazia sbilanciata dall'urto contro il terrorismo: una su tutte, la liberazione del generale americano James Lee Dozier avvenuta in un appartamento della periferia di Padova è un'operazione che tuttora viene riportata sui manuali di addestramento dei Corpi Speciali di tutto il mondo. Samuele era un "pezzo" d'uomo, campione di pugilato. Dalla provincia di Rovigo, dopo la sua "gavetta" in Polizia era approdato al traguardo più irraggiungibile per qualsiasi Poliziotto: il N.O.C.S., appunto. Selezioni durissime, prove fisiche estenuanti, un allenamento costante che lui affrontava quotidianamente con gioia. Un compagnone, quello che ti tira su una serata fiacca, la battuta sempre pronta al pari dei consigli che da vero amico dava a tutti per aiutarti a superare quei momenti "no" che spesso ti possono capitare. Missioni ne ha fatte tante, molto spesso nel più assoluto anonimato e senza alcun risalto in cronaca. Perchè il N.O.C.S. è così, silenzioso come la notte. Fino a quel brutto autunno 1997. L'anonima sarda aveva risollevato la testa con una serie di sequestri di persona ecclatanti, quasi tutti risoltisi positivamente per l'ostaggio grazie anche ad una normativa per una volta snella ed efficace. Ma quella volta no. Il 17 giugno avevano rapito un ricco imprenditore, Giuseppe Soffiantini. Le trattative con i rapitori andavano a rilento e ad un certo punto parevano essersi interrotte. La speranza di rivederlo in vita si stava affievolendo sempre più, specialmente dopo il macabro recapito di un pezzo del suo orecchio ai familiari, nel più classico "stile" già tante volte visto. E' ora di agire. E quando sembra che le indagini abbiano imboccato la pista giusta, il Capo della Polizia non esita a chiamare loro, i ragazzi del N.O.C.S.. Si è presentata la possibilità di uno scambio di denaro per la liberazione dell'ostaggio: l'appuntamento è in una località chiamata Riofreddo, un tratto di autostrada tra Roma e il Molise, in mezzo agli appennini che richiamano alla mente le montagne sarde. Un posto che agevola i rapitori, abituati a muoversi in questo ambiente. Samuele è pronto e con lui lo sono i componenti della sua squadra. Lui si offre come veicolo di scambio: deve cioè consegnare di persona il denaro ai farabutti, spacciandosi per emissario della famiglia Soffiantini. I suoi "angeli" gli saranno vicini, nascosti ma presenti. Lo scopo è di bloccare a tutti i costi i banditi. E' una tarda serata di autunno sui colli di Riofreddo. Samuele è pronto, in abiti borghesi, una piccola pistola di grosso calibro a portata di mano e il fido giubbetto antiproiettile in kevlar sotto la camicia. I suoi colleghi sono già appostati tra i boschi. Arriva al chilometro concordato per l'appuntamento, in corrispondenza di una piccola piazzola di sosta a lato dell'autostrada. Fa freddo, l'umidità penetra nelle ossa. Ma lui non si lascia distrarre, è pronto, sereno, tranquillo come gli hanno insegnato in tanti anni di duri addestramenti. Arrivano i banditi. E qualcosa va storto. Non sapremo mai cosa, troppo è stato scritto dai giornali ma a quelli è meglio non credere. Scoppia l'inferno, spari da tutte le parti. E un maledetto proiettile si infila sotto l'ascella di Samuele, appena due centimetri sopra il bordo del kevlar che lo avrebbe salvato. Due maledetti centimetri che segnano il confine tra una vita meravigliosa e una morte assurda: una beffa che nessun addestramento ti aiuta a superare. Muore così un nostro Fratello, un Angelo in Blu, un Eroe Silenzioso. Per la Redazione Cadutipolizia: Gianmarco Calore |