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IL MOSTRO E L’EROE Sono due Italiani, figli della loro epoca. Sono due Poliziotti, tutti e due molto giovani. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale entrambi prestano servizio al Confine Orientale. Gaetano Collotti ha ventidue anni ed è un astro nascente della Polizia, un giovane vicecommissario in servizio all’Ispettorato di Pubblica Sicurezza della Venezia Giulia di Trieste. E’ un ufficio investigativo speciale, destinato alla lotta contro l’estremismo politico in un settore enorme che abbraccia tutti i territori da Gorizia sino a Fiume. In quegli anni estremismo politico è un termine molto ampio con il quale si intende certo la guerriglia di sloveni e croati, ma anche qualsiasi opposizione, pacifica o violenta che sia, al Regime fascista. L’Italia di quegli anni si è consegnata ad una dittatura e la Polizia, volenti o nolenti che siano i suoi stessi membri, appartiene al Sistema. Gaetano è fascista, certo. E’ cresciuto negli anni del Regime e del suo massimo consenso da parte della Nazione . Fin da quando era un bambino a Palermo è stato indottrinato a credere che il Duce sia stato inviato dalla Provvidenza a salvare la Patria in pericolo, dopotutto è l’Uomo che ha creato un Impero e riportato l’Italia ad essere un Paese rispettato all’estero. Almeno così pensa Gaetano, perché è quello che la propaganda ha fatto credere a lui ed a tutti gli italiani. Dopotutto è un figlio del suo tempo e la stragrande maggioranza dei suoi compatrioti la pensa come lui, quindi Gaetano si schiera con entusiasmo con il Regime e lotta strenuamente in sua difesa. Presto diventa noto come uno dei migliori investigatori dell’Ispettorato, anche se i suoi metodi spesso sono brutali, con interrogatori spietati a base di pestaggi e “beveroni” di acqua e sale per far parlare i prigionieri…anche se la brutalità non è una prerogativa solo italiana, visto che Indro Montanelli ricorda un duro pestaggio subito da parte della Polizia di Marsiglia nella democratica Francia del 1934. Ma in quel momento il giovane vicecommissario Gaetano Collotti è solo un funzionario intelligente e dal brillante futuro. Non ha nemmeno paura del pericolo. Nell’aprile del 1943 in una violenta sparatoria ha affrontato da solo un gruppo di partigiani sloveni, uccidendone uno, catturandone un altro e ferendo un terzo guerrigliero che però è riuscito a fuggire. Lo abbiamo detto, Gaetano Collotti è un uomo duro, un investigatore capace e un poliziotto coraggioso, ma lentamente ed inesorabilmente, come il colonnello Kurtz di Apocalypse Now, inizia la propria personale discesa verso l’inferno. Anche Ameglio Sguazzin è un Poliziotto. Allo scoppio della guerra ha ventotto anni e presta servizio presso la Questura di Udine. A differenza di Gaetano Collotti i suoi incarichi sono meno impegnativi. In quegli anni il capoluogo friulano non è ancora il centro della lotta partigiana che diventerà negli anni successivi e per il momento è solo una tranquilla e sonnacchiosa cittadina di provincia. Anche Ameglio è fascista, come la maggioranza degli italiani. E’ di famiglia contadina e crede a ciò che Mussolini ha portato alla sua gente e che ha potuto toccare con mano, ovvero la vittoria del Fascismo nella battaglia del grano e le bonifiche e il ritorno dell’ordine dopo i terribili scontri del primo dopoguerra che anche nel suo borgo perso in mezzo alla campagna friulana hanno provocato vittime. Quando arriva la nuova guerra Ameglio è solo un poliziotto di provincia come tanti. La sua qualifica di agente lo mette al riparo dai rischi che iniziano a falciare i suoi coetanei i quali scompaiono nell’infame calderone in cui l’Italia è precipitata. Ameglio sa di essere al sicuro e si adagia in una comoda routine di poliziotto di provincia . Per il momento Ameglio dà la caccia ai ladruncoli, ai disertori ed ai borsaneristi, partecipa in alta uniforme alle manifestazioni del Regime e fa servizio d’ordine alla Stazione, mentre passano i treni carichi di feriti provenienti dalla Grecia, dall’Albania, dalla Francia e dalla Russia. E’ probabilmente qui, mentre guarda i feriti ed i mutilati sfilare lentamente sui vagoni provenienti dai vari fronti che qualcosa dentro Ameglio inizia a sgretolarsi e quel qualcosa riceve un violento colpo quando il fratello gemello Azelmo cade in Grecia nel 1941. Probabilmente a quel punto Ameglio non è più fascista ma diventa un nemico del Regime solo nel febbraio1943, quando un’ intera generazione di italiani scompare tra le nevi russe e tra questi tanti, troppi suoi amici d’infanzia, morti nella steppa gelata con indosso l’uniforme da alpino della Julia. Quando arriva l’8 Settembre 1943 la scelta di Ameglio è chiara. Combatterà per liberare la sua Patria dal Regime. Gaetano invece nel Fascismo ancora ci crede, ma non è più il Poliziotto dei primi anni, l’investigatore duro e coraggioso. Ora è diventato un mostro. Non si può definire in nessun altro modo l’uomo che rastrella gli ebrei triestini e goriziani e li carica sui vagoni bestiame diretti verso Auschwitz, dopo averli derubati dei loro beni, che brucia vivi nelle grotte carsiche i partigiani che si sono arresi, che uccide i prigionieri sotto le torture, che stupra le prigioniere, che arresta e fa deportare in Germania i poliziotti collegati alla Resistenza, dove moriranno quasi tutti. All’interno dell’Ispettorato crea una squadra speciale formata da individui crudeli quanto lui che diventano il terrore di Trieste, la cosiddetta Banda Collotti. Come il colonnello Kurtz si è fatto amico l’orrore, ma questo si è impossessato della sua anima. Ameglio ha raggiunto le montagne friulane nei primi mesi del 1944, dove gli altri due fratelli combattono da alcuni mesi (cadranno entrambi in combattimento contro i nazisti). Certamente all’inizio ha fatto parte del forte gruppo di Poliziotti antifascisti della Questura di Udine, destinato a essere distrutto dal tradimento nell’estate dello stesso anno. Arrestato ha finto di schierarsi con la RSI e, trasferito a Pola, ha disertato quasi subito per unirsi alla Resistenza. Diviene rapidamente il capo indiscusso della Polizia Partigiana della Divisione “Osoppo” , una unità formata da monarchici e cattolici. L’imboscato dei primi anni di guerra è diventato un partigiano coraggioso ed un grande Poliziotto. Combatte duramente contro i tedeschi e le truppe della Repubblica Sociale Italiana, ma anche per difendere la Resistenza dalle infiltrazioni delle spie nazi-fasciste e dai criminali che si spacciano come partigiani per potere commettere impunemente le loro sopraffazioni, ma anche dalle pesanti interferenze di altre formazioni partigiane con altra ideologia politica. Ameglio è un investigatore scrupoloso, non è un persecutore ma è un Poliziotto alla perenne ricerca della verità. Certo, le spie nemiche e i criminali comuni che cattura vengono fucilati una volta dimostrata la loro colpevolezza e sicuramente per Ameglio, profondamente cattolico e sinceramente democratico, non è una scelta facile, ma dalle sue scelte dipende la vita e la morte degli uomini e delle donne al suo comando, ma anche la sorte del movimento partigiano e della Libertà della Patria. Come molti uomini onesti è un uomo scomodo, ma è apprezzato per il suo coraggio ed il suo valore. Quando Ameglio cadrà in battaglia contro i tedeschi il 18 Dicembre 1944 la Resistenza italiana perderà un grande combattente per la Libertà, ma resterà il mito dell’Eroe, del partigiano degno e valoroso, del poliziotto scrupoloso ed onesto, dell’Uomo. Quando avverte i primi scricchiolii del Terzo Reich , Gaetano scappa con il bottino accumulato in due anni di razzie, ma viene catturato dai partigiani nei pressi di Treviso, insieme ad alcuni agenti del suo reparto ed alla propria amante, in attesa di un figlio. La sua sorte è segnata e viene fucilato quasi subito. Muore con la dignità che gli è mancata negli ultimi due anni della sua vita. E’ il 28 Aprile 1945. Di lui rimane l’orrore per ciò che è diventato ed il rimpianto per ciò che poteva essere. Erano due Poliziotti. Erano i figli di un’Italia divisa e in guerra con sé stessa. Erano due Italiani. (per la redazione di Cadutipolizia.it Fabrizio Gregorutti) |