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LA GIUSTIZIA, OGNI TANTO di Gianmarco Calore Sono le 17:10 del 20 settembre 2007. Ho appena appreso dalla radio che è stata negata la grazia a Renato Vallanzasca, condannato a ben 4 ergastoli per una serie impressionante di reati che vanno dall'omicidio volontario alla rapina, dal sequestro di persona all'evasione. Insomma, più o meno tutto il codice penale attraversato in lungo e in largo, così come in lungo e in largo questo inqualificabile personaggio ha attraversato negli anni '70 la nostra penisola, sporcandone le strade di sangue appartenuto a tanti innocenti. E mi tornano in mente le foto in bianco e nero dei nostri Fratelli in Blu uccisi vigliaccamente da uno dei peggiori criminali della storia del nostro Paese. Foto che abbiamo imparato a conoscere. Foto sulle quali tanta brava gente ha pianto.
Bruno Lucchesi
era un Appuntato della Polizia Stradale del
distaccamento di Montecatini. La mattina del 23 ottobre 1976 si
trova assieme al collega all'uscita della Firenze-Mare impegnato
in un normale posto di controllo. Sono anni pesanti, il
terrorismo sta avanzando a passi da gigante e ad esso si
aggiungono bande impazzite di criminali che scorrazzano per le
città sparando, sparando e poi ancora sparando.
Giovanni Ripani è un Vice Brigadiere
della Sezione Volanti della Questura di Milano. La mattina del
17 novembre 1976 sta svolgendo il suo servizio come capo scorta
della Volante "Duomo". La sala operativa dirama la nota che in
via Urbano III°, nei pressi della CARIPLO, alcuni passanti hanno
notato quattro individui sospetti passeggiare di fronte
all'istituto di credito, guardando all'interno. Sicuramente
Giovanni deve avere pensato al collega Bruno Lucchesi,
assassinato neanche un mese prima.... L'esperienza gli dice di
fare avvicinare un'altra volante. Se ne avvicineranno tre in
tutto. Lo vedo arrivare nei pressi della banca, lasciare la
volante e - coperto dai colleghi - avvicinarsi con
circospezione, facendosi scudo delle macchine in sosta,
guardandovi dentro, guardando ovunque. Gli occhi non bastano,
l'adrenalina è alle stelle. Ma davanti alla banca è tutto a
posto. Uno sguardo all'interno, riparato da una colonna,
l'impugnatura della pistola madida di sudore: impiegati che
lavorano, gente alle casse, un anziano con un bambino per mano
esce. "Tutto a posto, dentro?" "Tutto a posto, brigadiere".
Giovanni torna alla macchina, un sospiro di sollievo gli inonda
i polmoni. Renato Barborini e Luigi D'Andrea sono rispettivamente una Guardia e un Brigadiere della Polizia Stradale di Bergamo. La notte del 6 febbraio 1977 stanno percorrendo l'autostrada quando, nei pressi dello svincolo per Dalmine, notano una macchina che procede zigzagando pericolosamente e a fari spenti. Riescono a bloccarla appena imboccato lo svincolo per Dalmine. Pistole alla mano, intimano agli occupanti di scendere con le mani in vista, secondo le tecniche operative tante volte applicate. Nessuno saprà mai cosa si sono detti, quali frasi si sono scambiati i Colleghi e le bestie. Improvvisamente la calibro 9 di Vallanzasca vomita l'intero caricatore addosso ai Militari. Rispondono al fuoco, gli Eroi: ne ammazzano uno che viene abbandonato in mezzo alla strada dagli altri. Nessuna pietà, neanche tra loro. Nuova fuga. Nuovo sangue. Nuove lacrime. Ogni anno la vedova del Brigadiere D'Andrea, nell'anniversario della sua morte, mette a disposizione di tutti le foto della scena del crimine. Sono foto crude, impressionanti. Due Angeli riversi a terra, uno accanto all'altro, quasi stretti in un abbraccio fraterno; il berretto d'ordinanza di uno dei due, scagliato sul ciglio della strada, l'Aquila dorata spezzata da un colpo di pistola. Oggi sulla loro tomba è stato deposto il fiore più bello: quello di una giustizia tale anche nei contenuti, non solo nella forma. Noi Poliziotti non siamo forcaioli, non andiamo in giro aizzando gli animi: siamo gente onesta che ha scelto questo lavoro come una missione; che non si tira indietro di fronte a nulla; che sacrifica tutto: affetti, famiglia, tempo libero. Anche la vita. E non stiamo a piangerci addosso quando un nostro Fratello o una nostra Sorella vola lassù. Ci tiriamo su le maniche e torniamo in strada. Ogni giorno. Ogni notte. Lo abbiamo sempre fatto, deve essere nel nostro DNA: lo faremo sempre. E' questo che tutti i Cittadini che difendiamo devono sapere: che il nostro lavoro va avanti ogni giorno per loro, nella memoria di chi non c'è più. Ma personalmente quando assisto alla burla di un assassino che si nasconde dietro la madre ottuagenaria che va in televisione elemosinando una grazia che non merita, ascoltata e spesso compatita da persone che hanno perso la memoria storica di questo Paese, mi rendo conto che non c'è più limite al peggio.
Cosa dici ora, "bel Renè"? A noi basta: 20 settembre 2007, giustizia è fatta!. ONORE A LORO
Bruno Lucchesi Giovanni Ripani Luigi D'Andrea Renato Barborini
Per la Redazione Cadutipolizia: Gianmarco Calore |